
Si tratta di una farina ottenuta lavorando le fave pelate su macine in pietra naturale.
Questo legume, rispetto ad altri, ha un apporto calorico inferiore e contiene carboidrati in misura ridotta. La farina di fave non va consumata in caso di favismo, un'anomalia genetica che interessa alcuni enzimi contenuti nei globuli rossi.
S'impiega per prodotti da forno dolci e salati in combinazione alla farina di frumento (meglio se Manitoba) per aumentare il contenuto proteico e conferire un sapore più gradevole. La percentuale di farina di fave in relazione a quella di frumento oscilla tra il 15% e il 30%.
Impiegata in misura ridotta (1%) nelle farine che generano glutine (frumento, farro e Kamut) migliora notevolmente le attitudini panificatore: